Descrizione evento
Jolene K si sveglia e scopre di essere in arresto. Nega il fatto e si tuffa nel lavoro, l'unico habitat dal quale non teme sorprese. Ma il processo torna a bussare, ricordandole l’importanza della procedura, in un mondo di servizi remoti dove il saper digitare salva tutti dal saper pensare.
Tutto è procedura, fredda e puntuale, così efficiente da sembrare incomprensibile e pertanto inaccessibile. Fredda com’è freddo lo specchio in cui Jolene K è costretta a scegliere che cosa vedere. Costretta a definire la propria colpa, se di colpa si tratta, e a verificarne i presupposti. Kafka, nel suo possibile processo (pare che neanche il titolo fosse suo), pensava ad un uomo solo davanti alla legge. Ma quale legge?
Dovunque vada Jolene K incontra tipi umani che sembrano incarnare versioni peggiorate di se stessa, dovunque le ritorna addosso quello che lei stessa ha dato, dovunque le vie d’uscita sembrano sbarrate. Procedure, imputati, imputate e burocrazia, nati con Kafka, diventano allora dei reagenti da laboratorio ai quali la nostra protagonista cerca di strappare una verità finale, una scoperta definitiva che le restituisca se non l’innocenza, almeno il rispetto di se stessa.