L'INVISIBILE VISIBILE

Luogo dell'evento

LAB27

Strada Scudetto, 27, 31100 Treviso TV, Italia

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Evento concluso

Descrizione evento
Lab27 inaugura il 14 aprile alle ore 21.00 la mostra “L’invisibile visibile” con fotografie di Giancarlo Rado, Melissa Carnemolla e Yaakov Israel. Una mostra che pianta una riflessione sulle possibilità di senso nel vedere. L’invisibile non riguarda solo ciò che non riusciamo, o talvolta non vogliamo vedere intorno a noi, e che la fotografia ci può aiutare a cogliere; può interessare la trama stessa del nostro agire, le ragioni talvolta sconosciute o non dette. L’essenziale è invisibile agli occhi poiché l’apparenza a volte inganna e la realtà può essere anche interiore, affondare nelle emozioni. Allora volti persone, animali e cose possono assumere valori e significati diversi per quanto simili alla vista di ciascuno. La mostra in tal senso rivela tre luoghi, porzioni di città, ma anche tre storie di autori che questi brani di tessuto abitativo li hanno indossati. Spesso alla fotografia si rimprovera di strappare pagine alle vicende umana voracemente, quasi con cinico opportunismo o rapace disinteresse per i soggetti della storia. Non è il caso dei lavori raccolti in mostra che esprimono partecipazione, urgenza e impegno. Come il ventennale lavoro documentale di Yaakov Israel su South West Jerusalem, il quartiere dove il fotografo è cresciuto assieme a tanti giovani immigrati provenienti come lui da altri paesi. Siria, Iran, Iraq. I suoi genitori dal Sud Africa e Rhodesia (oggi Zimbabwe). Una manciata di scatoloni, di blocchi abitativi piuttosto austeri, soluzioni temporanee che poi sono durate generazioni. Per molto tempo considerata il “lato B” di Gerusalemme questa zona oggi attira mire speculative con l’intento di demolire e ricostruire queste aree. Tuttavia come spesso nei processi di gentrificazione a farne le spese sono gli abitanti che in grande parte non potranno più sostenere le spese del cambiamento. Una storia che si ripete in Israele come altrove. Rispetto ad altri racconti fotografici in cui si interroga sull’identità e sulla geografia del suo paese, questa serie è più intima, vitale e per certi versi nostalgica. Israel sembra voler assicurare la memoria prima che sia spazzata via dalle ruspe del progresso. Il ricordo di una comunità mista che è anche la sua e della sua famiglia. Frammenti di storie che si manifestano in piccoli dettagli di vita quotidiana che l’impiego del banco ottico riesce a conservare in lastre di grande formato. San Liberale pare una di quelle esperienze di edilizia sociale-popolare come altre del dopoguerra. Un quartiere di condomini dall’aspetto ormai “vintage” di cui non vale la pena attraversare le strade. Oggi ci vivono gli stranieri, si dice. Ed è vero, qui si tocca il cambiamento anche se non a tutti piace. Pochi sanno invece che quest’area era sorta in origine per dare una risposta abitativa agli sfollati del bombardamento di Treviso del 1944. E che qui sono cresciute generazioni di trevigiani come Giancarlo Rado, musicista ancora prima che attento fotografo. L’impressione che tra suonare una chitarra barocca e una vecchia Hasselblad, “antichi strumenti”, ci passi la stessa dedizione, una passione artigiana o partigiana volendo. Il diario che Giancarlo Rado continua a scrivere di San Liberale mediante le fotografie conta molti ritratti, volti, ambienti, dettagli, situazioni. Questo insieme costituisce una lettura sulla storia minore, quella che non fa notizia ma che si consuma sotto i nostri occhi, sempre. E pertanto ci riguarda più da vicino di quella che buca i telegiornali. Di queste pagine la mostra raccoglie volutamente solo alcuni scorci del quartiere, molto silenziosi, che manifestano un’assenza di persone, quasi a dare corpo all’invisibilità e a provare ad immaginare in prospettiva il futuro dei suoi abitanti. Il racconto di Melissa Carnemolla affonda le radici durante un lavoro maturato quale fotografa di scena nel set del film “Il più grande sogno” di Michele Vannucci del 2016. Il film racconta di una zona dimenticata di Roma e la storia di Mirko. Figlio di un pregiudicato, dopo 8 anni esce di galera, ha 40 anni e deciso a rifarsi una vita spesa male. La storia è vera e la fiction si mischierà con la realtà. Mirko Frezza è oggi un attore del cinema. Finito il film, e su invito dello stesso regista, Melissa Carnemolla decide di restare a Roma e continuare a documentare a modo suo quei luoghi. Ne nasce un lavoro più personale, che gira attorno all’amicizia con Noemi. La città diventa una scenografia circoscritta ad una vicenda altrettanto reale. Fotografie che per questo appaiono quali stanze di intimità: un pranzo in cucina, i fuochi su un balcone, fino al matrimonio di cui la fotografa siciliana è testimone attraverso la sua lente. Sono scene filtrate dalla quotidianità, in una periferia romana, rese visibili dall’intenzione di Melissa Carnemolla, significanti, se vogliamo, per lo sguardo che le interseca in un istante consapevole che una vita può contenere molte, come tante possibilità sul ciò che saremo, siamo o potremmo essere stati. La serie si intitola “Behind the Dream”, dopo il sogno, quando i riflettori si spengono, e l’esistenza deve andare avanti. APERTURA La mostra è aperta tutte le domeniche fino al 28 maggio, dalle ore 16.00 alle 19:00. E durante gli incontri pubblici e iniziative collaterali.
Sito web
lab27.it
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EVENTO CONCLUSO

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